Cardiopalmo

Autore: Antonio Turnu
Anno: 2016
Pagine: 144
ISBN: 978-88-95692-36-1
Prezzo: € 12,00
Note: -

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Il volume: l’inizio

Non doveva andarci. Non doveva essere lì.

Avrebbe dovuto seguire l’istinto che spingeva dal cuore come un luccichio fluente di sangue: stare con la sua famiglia per realizzare quanto avevano deciso per quella sera. Invece no.

Hai voglia di pianificare i programmi quando basta una scivolata sulla tua stessa ombra.

Non capiva perché lo avesse chiamato e dato ap­puntamento lì sotto, proprio dove lavoravano: era a dir poco azzardato. Ma gli aveva assicurato che era impor­tante e urgente.

“Importante e urgente: perché non si muove allora,” si chie­deva tormentando l’orologio. “Io sono corso subito e invece è in ritardo di undici minuti. Che faccio: aspetto ancora o vado via e si arrangia: se fosse urgente come mi aveva assicurato, sarebbe già qui prima di me ad aspettarmi”.

Era entrato in un labirinto di pensieri e domande senza risposte, sotto i percorsi e le tangenti dei tubi dell’impianto di riscaldamento. Spento. Eppure un ronzio come di zanzare che torturano nella notte, lo sentiva.

“Non mi devo preoccupare, no. Con tutte queste apparecchia­ture è chiaro che ci siano dei ronzii o delle vibrazioni”.

Dei passi lo fecero sussultare. Lui e il suo cuore e il suo orologio sfondo blu con le lunette d’argento che segnavano persino le fasi lunari. Lo guardò e gli sembrò che la lancetta dei secondi si fosse inchiodata insieme al suo cuore.

“Tranquillo. Devo stare tranquillo: ho capito chi è: sono pas­si con la tipica cadenza di chi ha avuto la lussazione congenita dell’anca: tacco forte dalla parte in cui la gamba è più corta, tacco debole dall’altra: è la persona che aspetto. Adesso mi sente. Per venire qui ho dovuto lasciare mia moglie e mia figlia, e se non è una questione importante, la attacco ai tubi e la lascio penzolare finché non gli sbordano gli occhi dalle orbite”.

«Beh, che vuoi fare, giocare a nascondino?» disse muovendosi verso un pilastro. Vi girò attorno: nes­suno.

Il cuore, dopo i primi battiti impercettibili, bussò duro di nocche sullo sterno.

Si portò dietro a una parete. La percorse tastandola fino allo spigolo.

“Se continuo così schiatto. Ed è quello che vuole. Devo riuscire a controllarmi. Devo fare dei respiri lenti e profondi”.

Ancora passi: quattro, contati e claudicanti. Il collo si girò per lui. La bocca si aprì in una A impietosa su una dentatura macchiata di caffè e fumo.

Una pistola lucente avvolgeva il foro buio della can­na. Puntava nella fronte spaziosa, adatta ad accogliere la pallottola.