Introduzione di Cecilia Dau Novelli e Sandro Ruju (2/5)
Amatori[1]. Pur avendo un quadro di riferimento molto più ristretto e assai meno ambizioso, questo Dizionario si ispira a quei modelli tenendo conto che è inserito in una realtà locale dove lo sviluppo dell’imprenditoria ha sempre avuto difficoltà e limitazioni oggettive a causa delle difficoltà di trasporto delle merci, della ristrettezza del mercato locale, della esiguità della forza lavoro. Il panorama imprenditoriale della Sardegna risulta comunque molto più ricco e vivace di quanto si potesse immaginare. E di quanto alcuni autorevoli osservatori – come a esempio Emilio Lussu – abbiano affermato[2]. Mentre per Salvatore Cafiero la mancanza di spirito imprenditoriale era insito nei contadini dell’isola che soffrono di “una deficienza di spirito imprenditivo”[3]
Scorrendo anche a prima vista questo volume del Dizionario si può notare come le voci che lo compongono non siano omogenee né per dimensioni né per livelli di approfondimento.
Alcune hanno alle spalle ampi studi già svolti: ad esempio la prima, relativa a Gavino Alivia, figura poliedrica di studioso e di organizzatore del ceto imprenditoriale, su cui Barbara Cossu ha preparato, con la guida del professor Manlio Brigaglia, la sua tesi di laurea; e quella su Paolo Boldetti, personaggio già analizzato da Gian Paolo Atzei; e ancora il lemma su Ferdinando Cosseddu, il bolotanese che creò a Sassari, sul finire dell’Ottocento, un’importante fabbrica di fiammiferi, rilevando i macchinari da due imprenditori locali che non erano riusciti nell’impresa.
Altre sono il frutto e la sintesi di lunghe ricerche di archivio: ad esempio quelle di Maria Rita Longhitano, bibliotecaria della Camera di Commercio di Cagliari, di cui custodisce con passione l’ampia documentazione storica, e quelle di Walter Schoneberger, che da molti anni studia con rigoroso approfondimento soprattutto i fondi conservati nell’Archivio di Stato di Sassari.
In altri casi i contributi anticipano monografie già in stato avanzato di preparazione: in particolare gli ampi lemmi su Francesco Sisini, promotore dell’innovazione agricola in Sardegna, e su suo figlio Giorgio, si devono a Giuseppe Zichi, giovane ricercatore che sta per pubblicare un ampio volume sui molteplici e differenziati percorsi imprenditoriali di questa famiglia (originaria di Sorso); così come la voce su Salvatore Azzena Mossa, preparata da Bruno Addis, che ha in preparazione un libro su questo imprenditore, nativo di Tempio, e sui suoi discendenti.
Anche le schede più sintetiche, redatte dai collaboratori rispettando gli spazi assegnati da esigenze editoriali, delineano comunque i tratti essenziali di personaggi talvolta ancora poco noti e offrono le coordinate per ulteriori auspicabili ricerche.
Sul piano cronologico si è scelto di focalizzare l’attenzione sull’età contemporanea, con l’eccezione di due figure di spicco che vissero nel Settecento: il sassarese Francesco Brunengo, anticipatore dell’attività creditizia moderna in un’epoca dominata ancora dall’usura, e l’algherese Bartolomeo Simon che, nelle sue ampie tenute, sperimentò per primo l’allevamento degli ovini di razza merinos. Entrambi erano di estrazione nobiliare, come altri imprenditori sardi dell’Ottocento: non mancarono infatti, anche in Sardegna, esponenti di questo ceto che cercarono di trasformarsi in imprenditori. Alcuni, come un altro algherese, il barone Matteo Guillot (studiato da Mario Tola) o il cagliaritano marchese Ignazio Aymerich (la cui voce è stata preparata da Manuela Garau), si posero l’obiettivo di trasformare in aziende moderne le proprietà agricole della famiglia. Altri si cimentarono, con esiti non sempre fortunati, in comparti innovativi: è il caso di don Gavino Passino, che fu il primo a introdurre a Sassari la macchina a vapore nel suo stabilimento di Santa Maria dove investì una parte cospicua dei beni di famiglia; ma anche di Caterin’angela Tola, secondogenita di Pasquale, una delle due donne presenti in questo primo volume del Dizionario: fu lei a riattivare la miniera dell’Argentiera nella Nurra (complessa operazione che, com’è noto, non era riuscita qualche decennio prima a Honorè de Balzac). Su questa vicenda offre spunti inediti Mario Matteo Tola, basandosi anche su un importante e inedito fondo conservato presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma.
La sola altra donna presente (è un limite causato da ragioni oggettive che comunque cercheremo di colmare nel volume successivo) è anch’essa sassarese: si tratta di Maria Teresa Podestà che, alla morte del marito
[1] I Cavalieri del Lavoro (1901-2001). Storia dell’Ordine e della Federazione, Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, Roma 2001, con 2.452 profili biografici di imprenditori in ordine cronologico. Al contrario il Dizionario Biografico degli Imprenditori Italiani, progettato dalla Treccani, in tre volumi, si è arenato nel 2003, dopo la preparazione, per altro mai pubblicata, del primo volume.
[2] E. Lussu, L’avvenire della Sardegna, in “Il Ponte”, nn. 9-10, 1951, p. 963. Per Lussu (che auspicava l’avvio della rinascita con l’avvento di “una Sardegna collettiva, unita ed operosa” capace di superare “la vecchia Sardegna dei sardi solitari e immobili”) la mancanza d’iniziativa, addebitata a suo giudizio ai sardi non a torto, era un prodotto della storia dell’isola.
[3] S. Cafiero, Un’indagine sui presupposti culturali dello sviluppo economico della Sardegna in alcuni settori economici, in Commissione Nazionale Italiana Unesco, I fattori culturali dello sviluppo economico, Milano 1960, p. 257.