Introduzione di Cecilia Dau Novelli e Sandro Ruju (4/5)

Battista Leandri, che pure fu il primo italiano a svolgere un ruolo attivo nella vita economica e sociale della California dove nel 1843 divenne proprietario del ranch San Pedro, nell’area di Los Angeles[1].

Altre voci documentano il successo di imprenditori sardi nel Continente italiano: è il caso dell’ingegner Porcheddu, originario di Ittiri, che è stato tra i pionieri del cemento armato in Italia, e del già  citato Giorgio Sisini, ideatore e fondatore della  “Settimana Enigmistica”.

Alcune biografie sono strettamente collegate al settore estrattivo, su cui peraltro sono già  in preparazione altre voci, tra cui ovviamente quella riguardante Giovanni Antonio Sanna. Dei  numerosi imprenditori provenienti dall’esterno che hanno lasciato un segno nella storia mineraria isolana sono stati per ora inseriti il francese Leone Gouin e il genovese Nicodemo Pellas.  Quanto ai protagonisti sardi, su cui in passato si era soffermato  Gianfranco Tore in un saggio apparso nel bel volume curato da Francesco Manconi[2], Stefano Pira ha delineato il ruolo svolto dall’ingegner Giorgio Asproni junior, originario di Bitti come il più famoso zio; mentre Giampaolo Atzei ha analizzato la figura di Enrico Musio che, nel secondo dopoguerra, fu chiamato a presiedere l’Associazione degli industriali di Cagliari.

Altre ricostruzioni biografiche riguardano in vario modo l’edilizia e le industrie a essa collegate: veniamo così a conoscere personaggi poco noti come i fratelli Fogu, imprenditori di origine bosana che operarono in tutta la Sardegna nel corso dell’Ottocento, o Michele Manovella Diaz, nativo di Sedini, la cui attività  si svolse in prevalenza nel Nuorese. È stata poi ricostruita la carriera professionale dell’ingegnere cagliaritano Giuseppe Martelli che, durante la seconda guerra mondiale, sposò la figlia di Ferruccio Sorcinelli allora proprietario del quotidiano “Unione Sarda” (altro personaggio di cui è già  in cantiere un lemma per il secondo volume del Dizionario). Tra le voci riconducibili a questo settore figurano anche quelle riguardanti i due pionieri dell’industria dei laterizi nell’isola: il guspinese Giuseppe Scanu Ortu e il sassarese (ma di padre ligure) Erminio Carlini. Quest’ultimo è stato studiato da Federico Francioni, che ha utilizzato per documentarsi anche una lunga intervista al nipote Luigi.

Oltre a questi rami-chiave dell’economia sarda i comparti rappresentati già  in questo primo volume del Dizionario sono molteplici. Tra le attività  industriali connesse all’agricoltura un peso di primo piano, anche per il suo stretto legame con la realtà  pastorale, spetta al comparto caseario, per ora rappresentato dai cugini Pinna, storici esponenti della rinomata ditta di Thiesi (le loro biografie sono state ricostruite da Giuseppina Sanna), e dalla figura meno nota di Enrico Piccardo, delineata da Daniele Sanna.

Altro ramo produttivo con una lunga tradizione alle spalle e tuttora molto vitale è quello vitivinicolo. La storia imprenditoriale di Francesco Zedda Piras  (da poco raccontata nel suo nuovo libro da Paolo Fadda) non fu un caso isolato: nel nostro volume, oltre al ruolo pioneristico svolto dal già  citato barone Guillot, abbiamo non a caso inserito la biografia di Amsicora Capra, con una voce di Gian Paolo Atzei, imprenditore nato in Sardegna (il cui padre, di origine ligure, già  alla metà  dell’Ottocento esportava all’estero vini sardi pregiati che preparava a Quartu Sant’Elena).  A Maria Rita Longhitano si devono le non meno interessanti biografie dello svizzero Josias Pernis, che impiantò a Cagliari alla fine dell’Ottocento un moderno stabilimento vinicolo, e di Francesco Gessa, nativo di Mandas, il pioniere della viticoltura nella zona del Parteolla. Manuela Garau ha curato poi la scheda relativa a Gennaro Murgia, l’inventore del famoso liquore che associa il suo nome a quello di Villacidro.

In attesa che sia completata la biografia di Luigi Merello, l’attività  molitoria è rappresentata, oltre che dai già  citati Gavino Passino e Salvatore Azzena Mossa, da Francesco Guiso Gallisay, personaggio di spicco dell’imprenditorialità  nuorese. Il suo grande stabilimento, inaugurato nel 1884, restò in funzione per quasi un secolo e cominciò poi a produrre anche differenti qualità  di pasta. Altro imprenditore del comparto è Giovanni Costa, il quale rilevò il mulino aperto a Cagliari dal padre Emanuele alla fine dell’Ottocento. Tra i pastifici è stato censito quello impiantato pochi anni dopo e sempre a Cagliari dal piemontese Giovanni Faggioli, la cui azienda venne poi gestita dal figlio Enrico.

A rappresentare l’ampia e dinamica realtà  della lavorazione del sughero sono stati individuati, per ora, Marco Corda, pioniere dell’imprenditoria di Calangianus, paese di cui fu anche a lungo sindaco, e il tempiese Giovanni Maria Panu,  che fu il promotore nel 1908 di un’Unione tra gli industriali sugherieri della Sardegna, quando era denominato “il re del sughero”. Ma alle origini di quello che è oggi un vero e proprio distretto industriale ci fu l’apporto di competenze esterne: furono in particolare alcuni francesi ad impiantare, proprio a Tempio, i primi opifici capaci di realizzare il prodotto finito.


[1] Cfr. Fondazione Casa America, I primi italiani in America del Nord. Dizionario biografico dei liguri, piemontesi e altri. Storie e presenze italiane tra Settecento e Ottocento, Ricerca coordinata da Chiara Vangelista, Reggio Emilia, Edizioni Diabasis, Reggio Emilia 2009, p. 122.

[2] Cfr. Gianfranco Tore, Gli imprenditori minerari dell’Ottocento, in Francesco Manconi (a cura di), Le miniere e i minatori della Sardegna, Silvana editoriale, Milano 1986, pp. 55-64.