Un piccolo assaggio del libro Sardinia Hot Jazz

Le radici del jazz
di Franco Bergoglio

Si parla di cucina regionale, di comicità  regionale, di letterature regionali e – sempre più spesso – si discute dei vari jazz regionali.

Già  da anni l’Umbria associa la promozione turistica a questo genere musicale e di volta in volta osserviamo il fermento pugliese, la creatività  del Nord Est, le scuole urbane di Roma, Genova, Torino, Milano e Napoli, la provincia che non sonnecchia ma ospita case discografiche indipendenti e festival, l’unicum della Fondazione Siena jazz, la Sicilia terra di talenti… e la Sardegna.

Qui il modello dell’Italia dei mille campanili, delle feste patronali, delle infinitesime variabili gastronomiche, dei dialetti e delle usanze che mutano nello spazio di pochi chilometri, sembra perdere legittimità .

La Sardegna di fronte ai regionalismi che precipitano nel “particolare” sembra far fronte comune. Torino e Milano si detestano cordialmente per storia, cultura, economia, carattere; non certo per l’essere una piemontese e l’altra lombarda. Sassaresi e cagliaritani – che pure tra loro cordialmente si odiano – sono prima di tutto sardi; una conventio ad excludendum per tenere fuori i continentali (tutti gli altri).

La Sardegna può presentare un volto ospitale a chi sbarca per diporto, ma rimane una riservatezza di base, un attaccamento alle radici che riguarda i sardi come persone, che tocca una loro corda atavica, direi “nuragica”. Una terra le cui origini millenarie ancora si aggrappano alle caviglie dei sardi contemporanei e questo fattore ovviamente si riverbera sugli artisti dell’Isola. Idue termini paiono inscindibili: gli artisti sono tali nella loro sardità .

Il jazz nasce dall’incontro di culture diverse e il problema identitario è sempre stato centrale: pensiamo ai musicisti afroamericani, drammaticamente marginalizzati nella società  e pervicacemente legati alle radici del blues.

Ijazzisti sardi a questo miscuglio di Europa, America e Africa impongono una ulteriore “radice”. Per i motivi storici e culturali cui accennavo sopra, quanti si dedicano a jazz (e derivati) in Sardegna non si limitano alla “influenza” di un retroterra diverso da quello americano. Il jazz sardo innesta, sopra un fertile movimento europeo, il proprio canto, le sue tecniche strumentali, il folclore antico. L’unicità  delle tradizioni autoctone non si rivela una trappola per la chiusura nei propri confini geografici, ma – nel vero spirito del jazz – l’integrazione dei linguaggi avviene su di un piano paritetico. Ovviamente queste sono riflessioni a braccio di un simpatizzante “continentale”: va a Claudio Loi il merito della meticolosa ricostruzione delle origini del jazz sardo nei suoi primi, faticosi, anni di vita.

Torino, agosto 2011