Un piccolo assaggio del libro Sardinia Hot Jazz

Il maggio sardo del 1980
di Claudio Loi

Il mio precedente lavoro Sardinia Jazz aveva principalmente lo scopo di illustrare la scena jazz sarda degli ultimi anni, gli anni Zero appunto e, a solo scopo introduttivo, era stato inserito un breve capitolo iniziale dal titolo The Birth of the Cool nel quale trovavano spazio alcuni artisti che iniziarono l’isola alle vertigini del jazz. Poi è successo che Adriano Mazzoletti ha pubblicato la seconda parte della sua monumentale storia del jazz italiano nella quale sono apparsi personaggi e vicende che riguardavano anche la Sardegna. Da lì ho iniziato a frugare negli archivi, sulla rete, nella memoria di alcuni protagonisti, ed è nato questo volume che, semplicemente, ha l’obiettivo di scavare negli angoli della memoria alla ricerca di uomini, storie, fatti che hanno per protagonista il jazz.

Questo veloce viaggio alla ricerca del jazz nella storia della musica in Sardegna inizia con le lettere dal carcere di Antonio Gramsci, con le dolci melodie leggermente sincopate di Lao Silesu e si conclude idealmente, attraverso la vicenda artistica e umana di Marcello Melis, a Cagliari il 19 maggio 1980 al Teatro Massimo con il concerto degli Art Ensemble of Chicago. Quel concerto, rimasto nella memoria di tutti gli appassionati di jazz, segna l’inizio della maturità  e della presa di coscienza, l’emergere di un gruppo capace di scrivere pagine fondamentali della nostra storia.

Lo spettacolo dell’Art Ensemble, organizzato dall’Arci di Cagliari, che aveva la sede nei locali di via Fara, è stato la logica conclusione di un percorso artistico e umano portato avanti in modo perentorio da Marcello Melis (che conosceva bene i musicisti dell’Art Ensemble ed è probabile che i suoi rapporti siano stati fondamentali nell’organizzazione dell’evento insieme all’amico Isio Saba, che introdusse Lester Bowie ai misteri della musica tradizionale sarda già  dalla fine degli anni Settanta) e da Alberto Rodriguez che forniva le giuste basi teoriche. Grazie a loro e ad alcune iniziative coraggiose come l’apertura del club Gong nel quartiere Castello di Cagliari, il concerto di Don Cherry nel 1976, le serate di Spazio A, i concerti organizzati da Radio Alter (tra gli altri Cooper Terry e Muhal Richard Abrams) si percepiva il vento del cambiamento. Un costante lavorio portato avanti con decisione da chi non ha mai smesso di credere che il jazz poteva essere una potentissima macchina di divulgazione culturale (quella che Gramsci chiama la “prima molecola di una nuova civiltà  eurafricana”) e persino un eccellente veicolo di sviluppo economico.

Il concerto degli Art Ensemble of Chicago fu seguito da oltre duemila persone in modo quasi religioso, coinvolgimento massimo e adrenalina alle stelle. Si percepiva nell’aria che stava iniziando qualcosa di grande, si capiva che in Sardegna c’era fame di musica e bisognava trovare un rimedio a questa grande frustrazione.
Lo ha raccontato bene Alberto Rodriguez in un articolo pubblicato su l’Unione Sarda del 21 maggio 1980.

Grande festa jazzistica, avantieri al Teatro Massimo, per il concerto dell’Art Ensemble of Chicago, organizzato dall’Arci. Pubblico foltissimo, oltre duemila persone, e serata densa di invenzioni musicali e di sapori stregoneschi. Joseph Jarman e Roscoe Mitchell alle ance, Lester Bowie alla tromba, Malachi Favors e Don Moye, al basso e alla batteria, erano in forma perfetta, con molta voglia di suonare e senza i segni di quella stanchezza e routine che spesso appannano le tournée europee dei gruppi americani più noti. [… ]
Il concerto dell’Art Ensemble è stato, dunque, un lungo racconto musicale: ha ripercorso la storia del jazz, mettendone alcune parti tra parentesi, e ne ha dissacrato spregiudicatamente i generi e gli stili (dalla ballad al blues, dal be-bop all’hard bop). Tutto questo gusto rievocativo e narrativo era rigorosamente sottoposto al criterio della reinvenzione: nell’ultima parte del concerto prima dei bis, il gruppo ha anche lasciato spazio allo stile autentico dei suoi componenti ed abbiamo sentito dei bellissimi assoli. Il prossimo concerto programmato dall’Arci, in data da definirsi, dovrebbe essere di uguale interesse. Sulla scena uno straordinario personaggio: Sun Ra e la sua Intergalactic Orchestra.

A quel concerto seguirono appunto altri eventi memorabili (Sun Ra, Don Cherry e altri mostri del jazz mondiale) e si arrivò al primo festival Jazz in Sardegna che si tenne dal 18 al 20 luglio 1983 all’anfiteatro romano di Cagliari. Poi arrivarono gli altri festival, Sant’Anna Arresi, Cala Gonone, Berchidda.

Le correnti artistiche (non solo musicali) hanno bisogno di alcuni elementi essenziali per esprimersi al meglio: pubblico, musicisti e scuole di qualità . Quella serata primaverile del 1980 ha segnato la nascita di un tassello fondamentale nell’evoluzione della conoscenza del jazz in Sardegna, ha fatto capire che esisteva un pubblico competente e disponibile e ha fatto esplodere un numero impressionante di musicisti e professionisti del settore. Il resto lo hanno fatto le scuole di musica, dai corsi al conservatorio di Cagliari e Sassari, ai seminari di Nuoro e Sant’Anna Arresi. Oggi il jazz in Sardegna ha raggiunto le dimensioni che conosciamo grazie soprattutto a queste tre costanti: un pubblico maturo e competente, un numero sempre maggiore di musicisti all’altezza della situazione e la possibilità  di poter contare su alcune scuole di livello assoluto. Tutto questo forse non sarebbe esistito senza quella famosa serata di maggio e senza i tanti personaggi che ricordiamo nelle pagine seguenti.