Scritture e riflessioni dalle isole

A cura di: Carola Farci

Anno: 2019
Pagine: 160
ISBN: 978-88-98692-66-8
Prezzo: € 16,00
Formato: 16,5×23,5
Note: Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni culturali
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Il volume

Diciassette voci – scrittori, giornalisti, docenti universitari, politici – ci raccontano come si trasformano oggi, nell’epoca della globalizzazione, le isole maggiori del Mediterraneo Occidentale: Sardegna, Sicilia, Corsica, Maiorca.

Un percorso che parte dalla letteratura e attraversa numerosi temi che coinvolgono la vita quotidiana: società, lingua, storia, tradizione. Dalle opportunità dell’uso di più lingue all’avvento del turismo, le nostre diciassette voci discutono di come si evolvono le relazioni tra isole e continente.

L’indice

Giuseppe Marci
Antiche e nuove connessioni tra isole mediterranee

Carola Farci
Rerum mundialium fragmenta

Intervista a Giorgio Vasta
Intervista a Giuseppe Rizzo
Intervista a Luca Danti
Intervista a Giuseppe Marci
Intervista a Vito Biolchini
Intervista a Flavio Soriga
Intervista a Paola Soriga
Intervista ad Alessandro De Roma
Intervista a Jérôme Ferrari
Intervista a Sébastien Quenot
Intervista a Ghjacumu Thiers
Intervista a Jean-Marie Comiti
Intervista ad Alain Di Meglio
Intervista a Pere Rosselló Bover
Intervista a Margalida Pons
Intervista a Joan Melià
Intervista a Llucia Ramis.

Duilio Caocci
Auto-rappresentazioni di autori insulari

Libri, riviste e film citati

Tre brevi estratti

da ANTICHE E NUOVE CONNESSIONI TRA ISOLE MEDITERRANEE (Giuseppe Marci)

Nella primavera del 2019 la città di Cagliari ha ospitato la mostra Le civiltà e il Mediterraneo che, attraverso l’esposizione di 550 reperti provenienti dai musei di San Pietroburgo, Napoli, Tunisi, Salonicco, Berlino, Cagliari, Sassari e Nuoro, ha documentato sia l’originalità creativa delle singole zone rappresentate, sia le connessioni favorite da una rete formata da millenarie vie di scambio attraverso le quali tecniche, modelli culturali e idee hanno viaggiato raggiungendo luoghi tra loro lontani.

Non a caso (e non per scortese affermazione del ruolo di padrone di casa), l’immagine di copertina del catalogo propone una ‘navicella’ (Prima età del ferro, nuragico tardo, X-VII secolo a. C.) custodita nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, scelta a testimoniare l’assunto fondamentale proposto dai curatori della mostra e offerto all’attenzione dei visitatori: “Il Mediterraneo, nel corso della Preistoria recente e delle successive fasi protostoriche, è stato il principale fattore di connessione tra regioni estremamente distanti fra loro. I processi della formazione di culture, che hanno assunto caratteristiche originali e differenti su scala locale, sono stati sovente influenzati dalla miscidazione di componenti tradizionali locali e di influssi allogeni, veicolati mediante forme di interazione dirette e indirette su ampia distanza geografica. [Le ragioni di una mostra, in Le civiltà del Mediterraneo. Guida alla mostra, Skira, 2019]

Così è iniziata una vicenda che ci riguarda da vicino. Navi (o navicelle), incontri, miscidazioni, hanno favorito quei processi di connessione e li hanno resi possibili nella millenaria storia mediterranea.

Un ruolo fondamentale lo hanno svolto le isole – senza le quali le navigazioni sarebbero state, se non impossibili, certamente più difficili e perigliose –: punti di transito, approdi per il riposo e i rifornimenti, gli scambi di merci e parole. Grazie alle isole poteva svilupparsi la comunicazione che, almeno dai tempi di Odisseo, trasformava quel mare e le genti che vi gravitavano intorno (continentali rivieraschi e insulari) in una koinè al cui interno a poco a poco si forgiava la civiltà di cui siamo eredi […]

da RERUM MUNDIALIUM FRAGMENTA (Carola Farci)

Quella in cui viviamo è una società in continuo movimento, dove tutto cambia e si sposta con celerità. Bauman l’ha definita ‘società liquida’1, ed è in stretta relazione con la globalizzazione: eliminazione delle frontiere, scambi di merci e persone da una parte all’altra del pianeta. Un fenomeno in costante intensificazione che mette tutti noi di fronte a nuovi dubbi identitari: allentatosi il confine nazionale, come marcare il Noi dall’Altro? La questione si rivela particolarmente delicata in quei territori che, per loro morfologia, hanno da sempre avuto un netto divario, per lo meno a livello fisico, con l’Altro e l’Altrove. Mi riferisco, ovviamente, alle isole, e in particolare alle isole del Mediterraneo Occidentale, che, negli ultimi decenni, si sono trovate al centro di una vera rivoluzione: l’avvento del turismo di massa, il fenomeno dei viaggi low-cost, internet, la sharing economy, il rafforzamento dell’UE, il programma Erasmus e la messa in pratica della direttiva Schengen sono tutti passaggi che portano l’isola a muoversi dalla propria zona periferica per avvicinarsi in maniera sempre maggiore – e come mai prima – al continente.

Un cambiamento che non è passato inosservato al sismografo letterario: sono numerosi gli autori contemporanei che l’hanno registrato, in particolare quelli delle ultime generazioni – gli under 40, diremmo – che prima di tutto biograficamente si sono ritrovati avvolti dal cambiamento.

Con questo volume mi sono proposta di raccogliere la loro testimonianza: la loro e quella di studiosi, intellettuali, giornalisti che hanno voluto raccontare com’è il rapporto tra la Sardegna, la Sicilia, la Corsica e Maiorca e i rispettivi Stati di afferenza. Soprattutto, in che modo queste isole, oggi, percepiscono se stesse.

Nel mare magnum che è il panorama culturale contemporaneo di Sicilia, Sardegna, Corsica e Maiorca, ho scelto dunque di rappresentare il punto di vista di  diciassette tra scrittori e studiosi. Per quel che riguarda gli autori mi sono basata esclusivamente su autori giovani, le cui opere sono ambientate nell’isola, ma non solo, e che ci permettono di vedere il mutamento di percezione del confine fisi­co del territorio insulare. Sono tutti autori che, implicitamente o esplicitamente, hanno messo in dubbio il concetto stesso di identità, parlando di molteplicità e di radici dalla fisionomia rizomatica. Caratteristica inconsueta per territori che, sino a pochi decenni fa, vedevano la propria identità protetta dalle barriere ina­movibili della propria essenza insulare  […]

da AUTO-RAPPRESENTAZIONI DI AUTORI INSULARI (Duilio Caocci)

In questo libro sono raccolte alcune interviste realizzate da Carola Farci durante un più ampio lavoro di ricerca intorno alla rappresentazione dell’identità delle grandi isole del Mediterraneo occidentale attraverso la letteratura. Perciò l’intervistatrice pone ai suoi interlocutori una serie di questioni di alta caratura politica e si interessa del contesto culturale all’interno del quale gli scrittori, l’editoria e il pubblico agiscono, della qualità e della storia delle lingue a disposizione degli scrittori, dei rapporti di forza che condizionano il dibattito sui temi linguistici e letterari.

Sicilia, Sardegna, Corsica e Isole Baleari sono terre che hanno poco in comune: il tratto geografico dell’insularità, qualche episodio storico accaduto nel corso del tempo lungo che si misura a epoche e il fatto di utilizzare lingue romanze. I tre Stati nazionali cui le quattro isole afferiscono, ovvero Italia, Francia e Spagna, durante il Novecento e in questi primi decenni degli anni Duemila non hanno manifestato alcun interesse a favorire un traffico di persone tra le grandi isole mediterranee, né si sono preoccupati oltremisura della connessione tra queste regioni e le altre all’interno del medesimo Stato. L’impatto culturale dei programmi europei in tale direzione non può inoltre essere sopravvalutato: si è trattato di azioni asistematiche, discontinue e troppo recenti per poter avere ricadute significative nella produzione letteraria dei nostri giorni.

Eppure i discorsi degli scrittori e degli studiosi intorno alla specificità culturale e letteraria di ciascuna isola si assomigliano tanto. Soprattutto per l’impostazione.

Sullo sfondo di ogni riflessione c’è la storia Otto-Novecentesca degli Stati moderni, di Stati cioè che hanno costruito e trasmesso potenti narrazioni identitarie finalizzate all’addomesticamento delle differenze e all’attenuazione delle forze centrifughe, c’è la storia di rivendicazioni identitarie di varia intensità della seconda metà del secolo scorso, c’è la consapevolezza – modernissima, ma fortemente impattante sull’immaginario – che gli Stati nazionali, avendo trasferito a organismi sovranazionali tanta parte della loro potestà, oggi hanno minori preoccupazioni rispetto all’idea unitaria del territorio. Del resto si tratta del medesimo sfondo che stimola e anima gli assestamenti di quei modelli euristici delle Storie della letteratura, delle linguistiche e delle Storie delle lingue nazionali, sulla base dei quali scrittori, professori, politici e giornalisti interpretano la realtà.[…]