Cagliari, 1943

La guerra dentro casa

Racconti e percorsi teatrali. La memoria attraverso gli occhi e le voci dei bambini del ’43

Autore: Pierpaolo Piludu (a cura di)
Anno: 2013
Pagine: 248
ISBN: 978-88-95692-81-4
Prezzo: € 20,00
Note: Illustrazioni (b/n e a colori), Fotografie (b/n e a colori).

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Altre Note

  • Il volume contiene un racconto di Maria Giacobbe e interventi di Giulio Angioni e Marco Mostallino
  • Illustrazioni di Sabrina Anna Piras
  • Contributi fotografici: Archivio fotografico di Giovanni Lostia; foto di scena di Tonino Pisu; Caterina Pilloni

Il libro

Il libro conclude una ricerca iniziata sette anni fa da Pierpaolo Piludu e Cada Die Teatro in collaborazione con la cattedra di antropologia culturale dell’università  di Cagliari e con l’ISRE di Nuoro sui testimoni dei bombardamenti.
Nel libro trovano spazio, oltre a numerose testimonianze di bambini del ’43 che hanno visto la città  sbriciolarsi sotto le bombe, due testi teatrali sullo stesso argomento di Pierpaolo Piludu portati in scena in questi anni un gran numero di volte, due interventi di Giulio Angioni e Marco Mostallino e il racconto “A Cagliari con Glenn Miller” di Maria Giacobbe. A completare il libro, un archivio fotografico con immagini di Cagliari del 1943 di Giovanni Lostia e foto di scena di Tonino Pisu.

Indice

[    7] QUANDO OGNI SPERANZA SEMBRAVA ORMAI PERDUTA di Massimo Zedda
[  11] LA GUERRA, IL TEATRO, L’IMPORTANZA DEL RACCONTARE di Pierpaolo Piludu
[  15] BOMBE, SFOLLAMENTO E FAME DI CAMPAGNA di Giulio Angioni
[  19] DEMONI E ANGELI DA SU XELU PRENU di Marco Mostallino
[  27] ARCHIVIO FOTOGRAFICO
[  65] LA MEMORIA ATTRAVERSO GLI OCCHI E LE VOCI DEI BAMBINI DEL ’43 I racconti
[  67] CASTELLO
[  75] VILLANOVA
[  95] MARINA
[115] STAMPACE
[155] SAN BENEDETTO
[165] SANT’AVENDRACE-SANTA GILLA-LA PLAJA-ELMAS
[175] PIRRI MONSERRATO
[181] FAMIGLIA PUDDU Un racconto di Pierpaolo Piludu
[199] A CAGLIARI CON GLENN MILLER Un racconto di Maria Giacobbe
[211] LA GUERRA DENTRO CASA Testo teatrale di Pierpaolo Piludu

Dal libro

“Ma questa storia di Cagliari bombardata, è tutta inventata, vero?” Molti studenti, in questi anni, mi hanno rivolto questa domanda, a conclusione di uno spettacolo dove raccontavo la storia di un bambino down che il 26 febbraio del 1943 moriva sotto le bombe.

Le testimonianze dei bambini del ’43 offrono una risposta. Le loro voci e i loro volti contribuiscono a mantenere viva la memoria e a fare capire come si vive con “la guerra dentro casa”. Sono ricordi toccanti di bambini e ragazzi che sono stati capaci di resistere alla distruzione e alla fame e che sono riusciti con testardaggine a fare rinascere la città . Sono convinto che se conoscessimo anche solo un breve frammento della vita di un qualsiasi essere umano coinvolto in guerre vicine o lontane, non potremmo più sentir parlare con indifferenza di ”˜effetti collaterali’; non potremmo continuare a mangiare come se niente fosse di fronte a una tv che snocciola freddi numeri di bollettini di guerra…” (Piepaolo Piludu)

Cagliari, 1943. La guerra dentro casa è una testimonianza viva a 70 anni dai bombardamenti del 17 febbraio, 26 febbraio, 28 febbraio, 31 marzo, 13 maggio. Sono le storie dei bambini del ’43 che in via Baylle o in via Azuni correvano verso il rifugio più vicino mentre le bombe cadevano sulle loro case.

Curri piciocheddu curri no ti frimisti
ajò spostarì! bogadì de ingunis
movidì de pressi curri piciocheddu
funt ghetendi is bombas a casteddu!
(Casteddu ’43 – Dr. Drer & Crc Posse)

Le voci

Dopo il bombardamento del 13 maggio a Castello le macerie arrivavano fino all’ultimo piano. Sono crollati parecchi palazzi, anche il palazzo dove abitavamo noi è stato distrutto; è rimasto solo l’arco della cucina e su fuxili. Tutto l’altro era sparito.  Con le macerie portavano via tutto, mobili, tutto quello che c’era. Non ci è rimasto nulla, infatti noi siamo rimasti senza vestiti, senza niente… così come Dio ci ha creato: in poche parole, quello che avevamo addosso e basta. Dormivamo nel cemento.

Le guerre sono bestiali, sono troppo bestiali!

… Siamo andati nelle grotte, quelle che stanno sulla sinistra per salire su a Buoncammino: sono anche quelle delle grotte enormi, sotto una ventina di metri di roccia. La mattina saremmo dovuti andare a casa per prendere le provviste. Verso le undici però, eravamo ancora lì, e abbiamo sentito il rumore degli aerei… tanti… tantissimi aerei! Sono arrivate cinque ondate di aerei che hanno praticamente oscurato tutto. Il cielo era completamente coperto, non si vedeva il sole! Hanno cominciato a bombardare dalle undici del mattino e hanno continuato sino alle cinque del pomeriggio: il giorno hanno distrutto Cagliari. Le vittime non sono state tante, perché la cittadinanza era già  via, era sfollata, però hanno distrutto la città . Cagliari è stata praticamente rasa al suolo.

Siamo usciti fuori… “Dove si va?” Non avevamo… non avevamo vestiti, non avevamo niente… solo un maglione, un paio di pantaloni e scarpe… scarpe per modo di dire…

Eravamo ”˜nudi e crudi’. Non avevamo niente addosso: abbiamo perso lenzuola, soldi, tutto, tutto, tutto. Non sapevo dove si andava, pensavamo di morire di fame. C’erano altri miei fratelli più piccoli: la più piccola aveva un anno, voleva il latte. E dove lo trovavi? Dove si poteva trovare il latte? Siamo rimasti un anno senza vedere un panino, perché allora era tutto tesserato. E si andava in cerca di questi aiuti americani: pappine e tutto il resto. La domenica mio padre comprava del formaggio, ed era un pasto prelibato! Si aspettava la domenica per mangiare questo pezzettino di formaggio.

Appena è cessato l’allarme, siccome anche il mio amico era ferito, gli era caduta una pietra in testa, siamo andati all’Ospedale Militare per farci medicare. Come siamo arrivati, all’ingresso, sulle scalette della chiesa, sulla destra, una visione terribile! C’erano in fila una decina di morti, uno dietro l’altro. Siamo entrati dentro: c’era un grande andito con barelle a sinistra e barelle a destra. Tanti feriti, altri morti. C’era un uomo che conoscevo, lavorava in un panificio; sembrava un colabrodo, era tutto bucherellato…

… Il 17 febbraio, prima del grande bombardamento del 28, a Santa Restituta durante lo spezzonamento c’è stata una tragedia immane: mi pare che non c’è stato neanche il segnale d’allarme; ci sono stati immediatamente qualche tiro di contraerea e poi subito sono caduti gli spezzoni, che sono delle cose terrificanti. Per certi versi gli spezzoni sono peggio della bombe: cadono e partono così, a raggiera, ad altezza d’uomo; scheggioni spaventosi e boccinti a tottusu! C’è stata una carneficina vera e propria…