Il cantore della luna rossa

Autore: Franca Nurchis
Anno: 2015
Pagine: 168
ISBN: 978-88-98692-26-2
Prezzo:€ 18,00
Note: Apparato iconografico a colori (Opere ad acquarello di Franca Nurchis – Realizzazioni fotografiche di Dario Sequi)

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I versiprefazione di Lorenzo Braina

In un presente in cui il tempo esistenziale ci è sempre più negato e lo spazio è un pieno di assordanti rumori quest’opera ci porta con audace lentezza nell’immensità di uno spazio fuori dal tempo, immersi in un silenzio pieno di colore.
Lo fa conducendoci nel deserto, apparentemente il luogo meno sicuro in cui recarsi.
Poi, verso dopo verso, immagine dopo immagine, pennellata dopo pennellata (perché in queste pagine leggere è come guardare) ed emozione dopo emozione, impariamo se non a fidarci almeno ad assecondarlo quel viaggio e quel deserto. Perché in fondo, il deserto di cui ci parla, non è diverso dal mondo che viviamo e il viaggio in cui ci conduce altro non è che il nostro stesso viaggio della vita. Così ciò che con queste pagine ci viene donato non è semplicemente una meravigliosa opera ma un’occasione personale per trovare, se si avrà la forza di affrontare il viaggio insieme alla poetessa, un nostro spazio nel silenzio e forse, se non un senso, almeno un nostro spazio vitaledi ricerca…
[…] Credo che questa sia un’opera da leggere su una panchina, in un parco assolato, con lentezza e in compagnia. Questo perché il bisogno, quasi infantile, che ho sentito nel leggerla in anteprima è stato quello di condividere immediatamente alcuni dei versi che più richiamavano la mia storia e la mia umanità, proprio come bambino che scopre. Ed allora mi piace immaginarvi ora al mio fianco, sulla panchina assolata, introducendovi alla lettura attraverso alcuni dei versi che più ho amato (solo alcuni perché quanti ve ne sarebbero e solo alcuni per non togliere il gusto della scoperta lenta nella lettura).

Vita che passa riassunta in decenni di speranze obbligate
scivola a piccole gocce verso un tramonto dai mille soli.
La vita non è fatta di anni ma di respiri.

O ancora

Io sono l’antico desiderio di emozioni la stanza dei venti inespressi
una nota dipinta nella mente un crepuscolo intenso e penetrante
un tocco acquerellato pensoso e malinconico
la metafora di sfumature cangianti
io sono il mio peggior nemico
e ne ho paura.

Buona lettura e, se amerete queste pagine quanto me, buona ricerca e condivisione.

Le immaginiprefazione di Giovanni Coda

È lo spazio, infinito o delimitato, affollato o silenzioso che il segno imprime sulla carta. L’immagine che prende forma dalla parola è sintesi, come a voler racchiudere le solitudini e le disperazioni tutte in una semplice linea. Ma nulla è semplice e nulla è scontato nel presente, per tanto l’incedere sicuro del segno definisce quelle sfumature che la poesia, in alcuni casi, lascia solo intuire. Temere o desiderare.
I colori si accendono e si rincorrono come se lo spazio delimitato, la vita, non potesse contenerli tutti. Le emozioni timidamente si uniscono e anch’esse come le parole sfumano i significati nel tentativo di rinviare l’ineluttabile. Il fuoco, la danza e l’ascesa verso la verità che si riassume nel buio improvviso che pare voglia farsi toccare. Quale segreto è mai questo? Qualcosa si cela dietro la danza energica dei rossi colori che lentamente si stemperano fin quasi alla trasparenza. Qualcuno gioca a non farsi riconoscere. Noi attendiamo che l’acqua scorra dopo la tempesta e che le immagini riprendano a comunicarci storie che allevieranno la nostra solitudine.
Nel tumulto del viaggio per deserti i tenui e delicati colori sono un miraggio di tranquillità, la normalizzazione prima della tempesta che non arriva, che nessuno desidera arrivi mai ma che è nell’aria. L’infinito si allontana da noi. Forse è l’amore o forse è la vita stessa che finisce quando gli orizzonti cedono alle tenebre.
Ma quando è cominciato l’abbandono? Chiede ai colori l’artista.
Tentativi di risposta tesi a giustificare quello che in cuor nostro da sempre sappiamo. Il tempo scivola via dentro e fuori il nostro corpo, quel corpo che alla fine è sempre stato fuori controllo, per follia o per amore, per negligenza o per semplice distrazione.
Lo spazio infinito, la terra, la luce che si impone fino alla fine. Noi stessi.
Gli ultimi confini da varcare.

Quarta di copertina

Incerto
Tra storie e leggende
All’alba dei tempi
Viaggio deserti
E abito miraggi…

L’indice

I versi Lorenzo Braina
Le immagini Giovanni Coda

Capitolo I Leggendari garamanti insepolti…
Capitolo II Dove germina ancora l’albero del balsamo…
Capitolo III Come barocco mineiro in sonorità di bérimbao…
Capitolo IV Fra le giogaie di metafore dell’infinito…
Capitolo V In Paradiso a numero chiuso
Capitolo VI Solitari misteriosi dalla pelle al calicò blu

Deserti