Nasce a Gavoi (NU) nel 1916 e muore a Cagliari nel 2006. Ha dedicato tutta la sua vita all’insegnamento e alla sua passione per la poesia. L

a sua prima raccolta, Filo d’acqua, esce nel 1939; seguono, fra le numerose altre, La strada dei poveri (1947), L’isola delle mandorle amare (1966), La Giubilazione e altri messaggi (1985).Nel 1991 esce (a cura dell’associazione «S’Isprone» di Gavoi) l’antologia dal titolo L’isola è una conchiglia e, nel 1993, La voce e il grembo. L’autore, che ha insegnato per nove anni in Umbria, ha dedicato cinque libri alla città  di Terni.

Sulla poesia in Sardegna ha curato tre antologie: Trent’anni di poesia in Sardegna (1981), Poeti di Sardegna (1985), Frontespizi della poesia sarda in lingua italiana (2001) e Empatie di varie stagioni (2002).

L’Unione Sarda 10/05/2006

La scomparsa del poeta

Raimondo Manelli, un sognatore dalla parte dei deboli, di Giovanni Mameli

Chi l’ha conosciuto da vicino lo ricorda come un uomo operoso e dolce. Non alzava mai la voce neanche quando polemizzava con qualcuno su argomenti che gli stavano a cuore (la sua scelta di campo dalla parte dei deboli, la difesa a oltranza della poesia).

Raimondo Manelli se n’è andato nei giorni scorsi in gran silenzio, vicino al traguardo dei novant’anni. Era nato a Gavoi l’8 settembre 1916 e ha scritto poesie ininterrottamente dall’adolescenza fino a tarda età . Il frutto di questa vocazione irrefrenabile è rappresentato da una ventina di libri (tra i quali ci sono anche opere di altro genere, saggi critici e antologie).

Manelli era un grande sognatore con i piedi ben piantati per terra. Nel dopoguerra svolse un’attività  politica prima a Gavoi e poi a Cagliari, al fianco di Sebastiano Dessanay. Di queste battaglie epiche dalla parte dei contadini e dei pastori c’è un riflesso immediato nelle sue poesie. Studiò in seminario, ma poi scelse altre strade. Prima l’insegnamento alle elementari, poi la carriera di professore e preside (in Umbria e in Sardegna).

A Terni pubblicò libri sulla poesia popolare e il movimento operaio. Ma la maggior parte delle cose che ha scritto hanno per argomento la Sardegna. Il microcosmo di Gavoi è raffigurato in tutti i suoi aspetti. Le dure condizioni di vita, i personaggi caratteristici, l’impatto con la modernità . I

n una delle sue poesie più felici dal titolo Gavoi 1958 si legge: “Ora le ultime bettole si chiamano bar;/ i maestri del ferro sono meccanici;/ l’ultimo fabbricante di speroni / è morto bruciato dall’alcool; / e la domenica non si odono più / gli accordi vocali del “bomborobò”./ È giunta la televisione/ coi ministri e le prime pietre, / con le annunciatrici che sorridono sempre”.

La sua poesia più famosa, degna di figurare nelle antologie, è Mia madre popolana. Questo componimento piacque talmente al famoso linguista Georges Mounin che lo tradusse in francese. In molte poesie Manelli prende spunti dalla cronaca. Parla della morte di Marilyn Monroe, dell’uccisione di John Kennedy, della guerra del Vietnam.

Le sue parole non cercano effetti letterari. Con un tono discorsivo svelano verità  nascoste, smascherano luoghi comuni e stereotipi di comodo. Nel 1991 il comune di Gavoi gli ha dedicato una antologia, L’isola è una conchiglia, pubblicata dalle Edizioni della Torre, curata da Pasquale Maoddi e Pier Gavino Sedda. Sono riportate le migliori poesie di Manelli, assieme alla ricerca bibliografica degli scritti dove si parla della sua opera.

Né va dimenticato che a lui si devono due antologie della poesia sarda del Novecento, con una scelta di autori inquadrati in modo convincente nell’ambito del filone della letteratura regionale (fortemente influenzato dalle vicende della realtà  sociale isolana). È un peccato che questi due libri non abbiano avuto la circolazione che meritavano nelle scuole.

Che Manelli fosse un sognatore, disinteressato ai guadagni, lo dimostra anche una sua iniziativa di cui andava fiero. Una ventina d’anni fa inaugurò, tra Cagliari e Pirri, una libreria originale. Si chiamava “I poeti” e aveva nei suoi scaffali una quantità  impressionante di raccolte di poesie. Una vera pacchia per i cultori di questo genere di opere (che però non sono numerosi). Anziché puntare su best-seller o libri di largo consumo, scommise su un filone fragile. Quello stesso al quale aveva affidato i suoi messaggi.